Che fare dell’Ucraina? | Roberto Buffagni

Lo scorso 3 ottobre il nuovo segretario generale della Nato, l’olandese Mark Rutte, ha dichiarato che «il percorso dell’Ucraina verso la Nato è irreversibile», e che l’Ucraina «non è mai stata così vicina alla Nato». Rutte, in conferenza stampa a Kiev con il presidente Zelen’skyj, ha aggiunto che «arriverà il giorno in cui l’Ucraina sarà membro a pieno titolo della Nato e la Russia non ha diritto di voto né di veto in merito». Si tratta di esternazioni dissonanti non soltanto con l’andamento delle operazioni sul campo di battaglia, ma anche rispetto alla mancanza a tutt’oggi di consenso unanime circa la prospettiva di un’integrazione del Paese nell’Alleanza Atlantica. Per il politologo russo Rotislav Iščenko, «ogni frammento dell’Ucraina non sottoposto al diretto controllo russo rappresenterà una minaccia costante in futuro. L’Occidente prima o poi ripristinerebbe il potere militare di quel che rimane dell’Ucraina e la utilizzerebbe di nuovo per una guerra contro
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