Francesco Cavalli - Dell’antro magico (Giasone, Act I, Scene 14)
Stanza degli incanti di Medea.
Medea, Coro di Spiriti, Volano.
MEDEA
Dell’antro magico
stridenti cardini,
il varco apritemi,
e fra le tenebre
del negro ospizio
lassate me.
Su l’ara orribile
del lago stigio
i fochi splendino,
e su ne mandino
fumi che turbino
la luce al sol.
MEDEA
Dall’abbruciate glebe
gran monarca dell’ombre intento ascoltami,
e se i dardi d’Amor già mai ti punsero,
adempi, o re dei sotterranei popoli,
l’amoroso desio che ’l cor mi stimola,
e tutto Averno alla bell’opra uniscasi:
i mostri formidabili,
del bel vello di Frisso
sentinelle feroci infaticabili,
per potenza d’abisso
si rendono a Giasone oggi domabili.
MEDEA
Dall’arsa Dite
quante portate
serpi alla fronte,
furie, venite,
e di Pluto gli imperii a me svelate.
Già questa verga io scoto,
già percoto
il suol col piè;
orridi
demoni,
spiriti
d’Erebo,
volate a me.
Così indarno vi chiamo?
Quai strepiti,
quai sibili
non lascian penetrar nel cieco baratro
le mie voci terribili?
Dalla sabbia
di Cocito
tutta rabbia
qua v’invito,
al mio soglio
qua vi voglio.
A che si tarda più?
Numi tartarei, su, su, su, su.
CORO
Le mura si squarcino,
le pietre si spezzino,
le moli si franghino,
vacillino, cadano,
e tosto si penetri
ove Medea si sta.
VOLANO
Del gran duce tartareo
le tue preci, o Medea, gl’arbitrii legano,
e i numi inferni a i cenni tuoi si piegano;
Pluto le tue voci udì;
in questo cerchio d’or
si racchiude valor
che di Giasone il cor
armerà questo dì.
MEDEA
Sì, sì, sì,
vincerà
il mio re,
a suo pro
deità
di la giù
pugnerà;
sì, sì, sì,
vincerà,
vincerà.
Segue ballo di Spiriti.