A seguito dell’assalto del clan Savastano ai danni di Salvatore Conte, la polizia si mobilita e inizia a pattugliare il quartiere e a mettere in difficoltà le operazioni della malavita. La Guardia di Finanza riesce a bloccare un’importante importazione di droga dall’Honduras. Da questo evento Don Pietro capisce che all’interno del clan è presente un traditore che ha fornito informazioni alle forze dell’ordine.
Intanto Don Pietro cerca di rimediare ai guai creati dal figlio Genny, che ha vandalizzato una piazza di Casavatore la notte stessa dell’agguato a Conte. Il boss di quartiere propone di risolvere la questione attraverso un gesto che umilierebbe pubblicamente Genny: don Pietro reagisce ordinando la morte del boss di Casavatore. Il momento di crisi del clan mette in luce un serio problema:Genny non è pronto a prendere il posto del padre, nel caso che a quest’ultimo possa accadere qualcosa, cosa ormai probabile con la talpa nel clan. Don Pietro, consapevole dell’inettitudine del figlio, affida a Ciro l’organizzazione di un rituale di passaggio che spinga Genny a diventare un uomo capace di stare al comando del clan. Ciro conduce Genny da un emarginato tossicodipendente e gli ordina di ucciderlo, ma Genny non ha il coraggio limitandosi solo a ferirlo, lasciando a Ciro il colpo di grazia. Genny mente al padre affermando di aver sparato lui e riceve una nuova motocicletta come ricompensa.
In serata Don Pietro scopre la menzogna e decide di punire Ciro, costringendolo a bere urina in un bicchiere. Questa prova serve al boss anche per avere la conferma della assoluta sottomissione ed obbedienza di Ciro, che considera nonostante tutto l’unico a cui possa affidare le sorti del clan e del figlio, finquando quest’ultimo non sarà pronto.
Poco prima di ciò la paranoia per il traditore nel clan ha preso il sopravvento e porta Don Pietro ad uccidere cruentemente il fedelissimo Bolletta, che negli ultimi giorni aveva espresso malcontento per le scelte del suo capo, non partecipando all’esecuzione del boss di Casavatore. Don Pietro abbandona il luogo del delitto impossessandosi di una sacca piena di soldi e della giacca pulita della vittima. Scopre, poco dopo, che la talpa ha di nuovo contattato i carabinieri, scagionando il defunto Bolletta.
Nel cuore della notte Genny, ancora sconvolto per l’assassinio del tossicodipendente, corre a forte velocità a bordo della sua motocicletta ignorando i segnali stradali. Il giovane criminale sarà travolto da un’auto e portato in ospedale.
Don Pietro riceve una telefonata sulle condizioni di Genny e si dirige a forte velocità verso l’ospedale. Una pattuglia della polizia stradale lo ferma per un controllo e poi lo arresta per aver trovato la sacca con i soldi e della cocaina nella giacca rubata a Bolletta.
Ciro è nei pressi di una cabina telefonica ed è sul punto di chiamare un numero annotato su un foglietto (confermando di essere lui stesso il traditore), e desiste quando riceve la notizia dell’incidente di Genny. Con don Pietro agli arresti e Genny in sala operatoria, si rivela un momento buio per il clan. Ciro brucia il foglietto con il numero.