Danzare ancora al Roseto di Roma - FlashMob

La perfetta metafora dei tempi oscuri che stiamo vivendo: noi a suonare, a cantare, a gioire, ad abbracciarci, insomma a vivere, loro rinchiusi in una gabbia, con le museruole calate sul volto, immobili a filmare. Anonimi fantocci senza espressione, incapaci di comprendere il confine tra realtà e rappresentazione della realtà, veri e propri “performance artist“ della perdita d’identità di un’intera popolazione. Non esiste più la contemplazione, la partecipazione, il vissuto. Quello che conta è riprendere e trasferire sui social, non sia mai che scappi un’emozione autentica, uno slancio di vitalità, un anelito di libertà. Sono divenuti spettatori passivi della loro vita, resilienti come loro stessi amano definirsi, che poi è l’equivalente di sottomessi, ma detto nella Neolingua del regime. Dopo i balli, pic nic sull’erba: scavalchiamo un muro di cinta e ci ritroviamo un parco intero tutto per noi. I bambini che giocano tutti assi
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