L’albero ed io Francesco Guccini

Non sono passati due anni poesia?un testamento?una laica preghiera?un capolavoro?una serie di frasi che rimangono impresse per sempre?Chi lo potrà mai dire,certo una delle assolute porzioni di genialità di Francesco,perchè in questo caso il genio è scoprire,non inventare,lasciare un segno,un ricordo,delle parole,delle voci,un arpeggio che accompagna sensazioni,idee,evoluzioni,ricordi,emozioni e il fatto che per alcuni“tutto finisce quaggiù“,argomento altissimo,il senso della morte,le sue infinite sensazioni ma Francesco sarà daccordo con me dicendo O forse non è qui il problema e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi e ognuno costruisce il suo sistema di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali, scordando che poi infine tutti avremo due metri di terreno... Dedicata a te Occhi Neri,che sei arrivata nella mia vita e mi hai fatto sputare in faccia alla discorso che non c’entra un cazzo ma che piace ai giovani(ditemi perche la mucca fa mù e il merlo non fa mè)i cambiamenti ennesimi di you se pò campà!!!!!! Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo, non voglio pietra su questo mio corpo, perchè pesante mi sembrerà. Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio; voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio. Ed in inverno nel lungo riposo, ancora vivo, alla pianta vicino, come dormendo, starò fiducioso nel mio risveglio in un qualche mattino. E a primavera, fra mille richiami, ancora vivi saremo di nuovo e innalzerò le mie dita di rami verso quel cielo così misterioso. Ed in estate, se il vento raccoglie l’invito fatto da ogni gemma fiorita, sventoleremo bandiere di foglie e canteremo canzoni di vita. E così, assieme, vivremo in eterno qua sulla terra, l’albero e io sempre svettanti, in estate e in inverno contro quel cielo che dicon di Dio
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