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LA STORIA DI GIANNA JESSEN ➜
TRAILER DEL FILM SU GIANNA JESSEN ➜
SOPRAVVISSUTA ALL’ABORTO, GRIDA AL MONDO IL SUO AMORE PER LA VITA
Gianna Jessen dice: ’’Sulla mia fronte è scritto ’trattami bene’ perché mio Padre è il padrone del mondo’’
È incredibile come persone, da alcuni considerate indesiderabili o inutili, possano diventare voci di verità ed esprimere in modo potente il pensiero stesso di Dio, stupendo e scuotendo le masse, rendendo migliori altre persone. Mi riferisco in modo particolare ad una giovane straordinaria donna, di nome Gianna Jessen. Negli ultimi mesi, questa ragazza è diventata un “caso“ su Facebook, grazie all’immediata condivisione mondiale dei video pubblicati su YouTube, all’interno dei quali lei si rivolge direttamente a platee importanti come il Sottocomitato Giudiziario del Congresso sulla Camera dei Comuni nel Regno Unito, oppure a vari Organi Costituzionali Americani, per parlare della sua storia. Chi è questa donna, e cosa fa di così straordinario? Cos’ha da raccontare a persone così importanti?
Gianna è una sopravvissuta all’aborto. Era una bambina frutto dell’amore di due diciassettenni, che è stata rifiutata dalla mamma, la quale si rivolse tardivamente ad uno dei più noti centri californiani impegnati nell’aborto salino. L’aborto salino è uno dei metodi più crudeli per interrompere una gravidanza avanzata e consiste nell’iniettare una soluzione salina nell’utero della madre; deglutendo questa soluzione, il piccolo in grembo ne viene praticamente bruciato, sia fuori che dentro gli organi, dopodiché, entro le 24 ore il bambino, viene partorito morto.
Questo era il suo destino, ma qualcosa è andato diversamente. Gianna nasce viva, tra lo stupore di tutti, e il medico che doveva eventualmente finirla, soffocandola o strangolandola, come si usava in questi casi, non c’è. Gianna viene quindi soccorsa e curata amorevolmente dal personale di servizio, e sopravvive. Dopo tre mesi di cure intensive, viene data in affidamento ad una donna di nome Penny, la quale viene informata che la piccola non camminerà mai, perché l’aborto mal riuscito le ha provocato una paralisi cerebrale.
Ma Penny non si scoraggia: prega per questa sua bambina e molte altre persone con lei; lavora instancabilmente per tre volte al giorno con la fisioterapia. All’età di quattro anni, Gianna è già in grado di camminare grazie ad un apparecchio ortopedico e all’ausilio di un girello. In breve tempo, inizia anche a camminare senza apparecchi, e può essere adottata legalmente dalla figlia di Penny, Diana De Paul. Continua la fisioterapia, e nonostante ogni tanto cada ancora (oggi ha 34 anni), lei con autoironia, dice: “ho imparato a cadere elegantemente, poiché non ho fatto altro per tutta la vita“. Dinanzi a platee che, apponendo una semplice firma, hanno potere di decidere sulla vita e la morte di altri, Gianna dichiara che, nonostante la sua disabilità, è felice di vivere e di dipendere da Gesù per ogni cosa. Negli anni lei ha incontrato altri sopravvissuti all’aborto, non tutti fortunati come lei; molti di loro ciechi (una delle prime conseguenze dell’aborto salino), ma tutti si dichiarano grati di essere vivi. È questo che lei tiene a dire, in questi incontri, perché chi ha autorità di emettere leggi, possa capire che la personale valutazione sulla condizione di vita di un handicappato, potrebbe non corrispondere alla valutazione personale dell’handicappato stesso.
Lei parla di sé come della bambina di Dio, e dice: “sulla mia fronte è scritto trattami bene perché mio Padre è il padrone del mondo“. Perché l’amore di quel Padre, lei lo sente talmente forte dentro di sé, da poter osare dire anche: “So di parlare di qualcosa di scomodo, nominando Gesù Cristo in questi ambienti. Ma io non sono sopravvissuta per farvi sentire comodi. Volete insultarmi? Bene. I vostri insulti sono solo gioielli in più per la mia corona“. [...] Vedere questa donna minuta e un po’ traballante, non tragga nell’inganno di vederla fragile, perché la potenza che Gianna manifesta attraverso lo sguardo e le parole fa pensare davvero a come la potenza di Dio si esprima attraverso la debolezza di un essere umano e della sua disabilità.
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