Ucciso Vladlen Tatarskij- Speciale a cura di Mark Bernardini
Questa è un’edizione straordinaria, con una unica notizia.
Il noto corrispondente di guerra dal Donbass e blogger Vladlen Tatarskij, il cui vero nome è Maksim Fomin, è stato ammazzato ieri pomeriggio in un attentato terroristico a San Pietroburgo. In un caffè del centro della città, Vladlen Tatarskij teneva un incontro con il pubblico. Secondo una delle ipotesi, la bomba era nascosta in una statuetta che una ragazza avvicinatasi al palco gli ha regalato. Le fonti parlano di 200-300 grammi di tritolo. Sono 32 le persone nel locale intorno al blogger rimaste ferite.
Nel locale si stava tenendo una serata organizzata dall’organizzazione “Cyberfront Z”, dove Vladlen Tatarskij era l’ospite d’onore e il tema della discussione era proprio la guerra dal punto di vista dell’informazione.
La ragazza è uscita pochi minuti prima dello scoppio ed è stata catturata poche ore dopo.
I siti ucraini già impazziscono di gioia, uno in particolare, gestito da un ucraino, ex ufficiale dell’esercito israeliano, Igal Levin, scrive che “Tatarskij era più succulento della Dugina, ora ne serve un terzo, più succulento di Tatarskij e allora non abbiamo più dei casi, ma una metodica distruzione dei maiali-spazzatura. Non un caso isolato, ma una tendenza”. Un ebreo nazista, al pari di Zelenskij.
La cricca al governo di Kiev è nazista e questi sono i loro metodi che peraltro vanno avanti nel Donbass da 9 anni.
I giornalisti russi affrontano costantemente minacce di morte e vessazioni da Kiev. Tuttavia, le strutture internazionali competenti ignorano questi fatti. Le comunità professionali straniere non hanno indagato su un singolo omicidio di giornalisti russi, sebbene le autorità ucraine abbiano apertamente definito questi crimini un successo.
Fino a poco tempo fa i Paesi occidentali si sono uniti per proteggere i giornalisti contro i quali sono stati commessi attacchi terroristici.
Oggi, la mancanza di reazione alla Casa Bianca, a Downing Street, all’Eliseo e così via, data la loro presunta preoccupazione per il benessere dei giornalisti e la libertà di giornalismo, parla da sé.
Quello che trovo particolarmente odioso è come i media italiani abbiano scientemente speculato su questa tragedia. Ne ho sentite e lette di ogni: l’ex ladro, nazionalista, ultranazionalista, seguace della Wagner, vendetta dei russi anti-Putin, il bar di Prigožin (e chi se ne frega che l’ha venduto tempo fa), un regolamento di conti interno all’esercito russo… Non so chi per primo abbia coniato l’espressione “giornalisti vil razza dannata”, e non la condivido, ma certo è che oggi è stata scritta l’ennesima brutta pagina del giornalismo italiano.
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