Il 27 gennaio è una delle date più importanti della nostra storia comune e nazionale. In questo giorno del 1944, le truppe dell’Armata Rossa ruppero completamente il blocco di Leningrado e un anno dopo, nel 1945, liberarono Auschwitz.
Questi due eventi sono uniti non solo da un’epoca storica. La tragedia, il martirio dei leningradesi, così come dei prigionieri dei campi di sterminio, rimarranno per sempre la prova dell’essenza mostruosa del nazismo, della sofferenza inimmaginabile di milioni di cittadini innocenti e pacifici.
Da ottant’anni ormai il nostro dolore non si placa per queste terribili vittime, per i destini paralizzati, per tutti coloro che hanno attraversato prove incredibili. La nostra compassione viene trasmessa di generazione in generazione e non ha termini di prescrizione, proprio come non ce l’hanno i crimini dei fanatici di Hitler e dei loro complici, coloro che pianificarono a sangue freddo e commisero crudelmente il genocidio del popolo sovietico.
Questi crimini non furono commessi sul campo di battaglia. I massacri di anziani, donne, bambini e disabili disarmati e indifesi sono state azioni punitive ponderate e sistemiche.
Del numero totale delle perdite subite dall’Unione Sovietica durante la Grande Guerra Patriottica, più della metà erano civili. E questa è una prova convincente che i nazisti e i loro satelliti non combatterono contro un regime politico o un’ideologia, no. Il loro obiettivo erano le risorse naturali più ricche, i territori del nostro Paese e la distruzione fisica della maggioranza dei cittadini. Hanno preparato per il resto il ruolo di schiavi, privati della loro cultura, tradizioni e lingua nativa.
La morte fu messa in catena di montaggio nei campi di concentramento, nei ghetti, nelle prigioni in Germania, nei territori occupati di Austria, Olanda, Cecoslovacchia, Polonia e Unione Sovietica. C’era un campo di sterminio qui, a Gatčina, e non lontano c’era un campo dove venivano tenuti bambini, bambini molto piccoli, dai quali i nazisti pompavano letteralmente il sangue per i loro soldati.
E, naturalmente, l’assedio di Leningrado non aveva precedenti in termini di crudeltà e cinismo. La decisione dei nazisti era sterminare l’intera città. Più di un milione di abitanti di Leningrado, sottolineo, civili, sono diventati vittime della fame, del freddo, del fuoco di artiglieria e dei bombardamenti senza fine.
Questo è importante per noi oggi, è importante per il futuro. Vediamo come in questi giorni vengono di fatto rivisti i risultati del processo di Norimberga, nel corso del quale al nazismo fu data una valutazione giuridica inequivocabile. In alcuni Paesi, non solo riscrivono la storia e giustificano i carnefici: revanscisti e neonazisti hanno adottato l’ideologia e i metodi degli hitleriani.
Negli Stati baltici, decine di migliaia di persone sono dichiarate “subumane”, “untermenschen”, private dei diritti più elementari e sottoposte a persecuzione. Il regime di Kiev esalta i complici di Hitler, le SS, e usa il terrore contro tutti gli indesiderabili. Continuano i barbari bombardamenti di città e paesi pacifici e l’uccisione di anziani, donne e bambini. In un certo numero di Paesi europei, la russofobia è promossa come politica statale.
Il prezzo della Grande Vittoria è il nostro dolore comune, comune a tutti i popoli condannati a morte dalla Germania nazista. I bielorussi lo sentono come nessun altro. Questo dolore è fuso nel bronzo e scolpito nella pietra su migliaia di fosse comuni di soldati sconosciuti, nei luoghi di esecuzioni di massa di civili e di imprese altruistiche di soldati dell’Armata Rossa, partigiani, combattenti clandestini da Mosca a Brest e Berlino.
Ciascuno di questi monumenti è un testimone, un accusatore e un giudice. Ogni monumento è una prova inconfutabile del genocidio del popolo sovietico. E’ una condanna per i secoli a venire, non importa quanto qualcuno non lo voglia oggi.
Il ricordo delle vittime di quella guerra, dell’eroismo dei nostri padri e nonni oggi disturba molti, soprattutto gli scagnozzi ideologici di assassini e traditori. Oggi lo sentono e onorano nei loro parlamenti i carnefici; sono loro che hanno iniziato la guerra alle tombe e ai monumenti in Polonia, nei Paesi baltici e in Ucraina. Pazzi totali.
Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo proteggere il futuro. Lasciamo che questo memoriale protegga la nostra memoria storica comune, la fratellanza dei popoli e la forza dell’unità indistruttibile delle nazioni che si sono unite nella lotta contro il male del mondo e lo hanno sconfitto. Questo è molto importante per noi oggi.
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