Ultimo appuntamento domenicale con Enrica Perucchietti e Beatrice Silenzi per la rubrica L’Altra Domenica, prima delle ferie estive. Si parla di Donne e di inclusione.
Si parla di Biancaneve nella nuova trasposizione cinematografica, sempre firmata Disney.
La protagonista Rachel Zegler dice del suo personaggio “È la storia di una giovane donna che vive la sua vita a prescindere dal fatto che un giorno il suo principe verrà“ e nella versione “politicamente corretta“, l’eroina della fiaba è ispanica, in barba al suo nome di “bianca come la neve“ (come la volevano i Grimm, autori della storia), il principe è stato silurato e mancano persino i sette nani, sostituiti da magiche creature.
Firmato dalla sceneggiatrice e regista del momento, Greta Gerwig, il racconto nel film è stato snaturato in nome del “politically correct“, eppure c’è chi lo saluta come la necessaria attualizzazione di una storia datata.
Non è la prima volta che i classici Disney finiscono sotto accusa per essere eccessivamente datati: dal bacio “estorto” dal principe alla Bella addormentata al body shaming in Cenerentola.
E dopo Biancaneve indipendente, val la pena soffermarsi sulle ginnaste che non potranno più essere fotografate nell’esecuzione degli esercizi, perché alcune pose potrebbero sembrare troppo provocanti.
Una domanda: perché siamo caduti così in basso?
Cosa sta accadendo davvero in nome dell’inclusività?
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