Ricordate gli “Specchi Ustori“ che Archimede avrebbe usato per bruciare le navi romane?
Bene, nella storia dell’ingegneria spaziale si trovano alcune idee simili agli specchi ustori di Archimede, nascono come progetti per tenere sotto controllo fenomeni naturali migliorando le condizioni della vita sul nostro pianeta, ma anche per scopi poco pacifici, come si può bene immaginare.
Dobbiamo tornare agli anni ‘20 quando il fisico tedesco Hermann Oberth pensò di mettere in orbita uno specchio per riflettere la luce solare che sarebbe servito a vari scopi, come sostituire la luce artificiale in zone della Terra poco illuminate dal Sole, oppure riscaldare aree fredde del nostro pianeta per facilitarne lo sviluppo economico .
Questo specchio sarebbe stato costruito con sodio metallico e avrebbe dovuto avere un diametro di 100 metri. .
Naturalmente l’invenzione fu subito presa in considerazione durante la seconda guerra mondiale, gli fu dato il nome di “Sun gun” e sarebbe servita per annientare il nemico che si sarebbe trovato nel raggio di azione dello specchio, un vero e proprio raggio della morte , una versione spaziale degli specchi ustori di Archimede.
Ma i primi a inviare specchi nello spazio furono i russi, nel 1992, quando misero in orbita lo Znamya specchio aveva un diametro di 20 metri, e riuscì ad illuminare una superficie di 5 kmq. Il raggio di luce si muoveva rapidamente ad una velocità di 8 km/s sulla superficie terrestre e aveva un’intensità pari a quella della luna piena.
Ma saltiamo direttamente al nostro secolo, Nel 2001 il fisico Lowell Wood, era certo che avrebbe potuto fermare l’effetto serra, riflettendo l’1% della luce solare con uno specchio spaziale. Ma il progetto fu accantonato, oltre che per i grossi problemi tecnici che presentava, anche perché avrebbe distolto l’attenzione dei governi dal tenere sotto costante controllo le emissioni di gas serra in atmosfera.
Space